Arcano la Quinta Era

67° capitolo

Kaneva

La Guardia Imperiale faceva da spola lungo la tortuosa fila che si snodava sul sentiero impervio. La pattuglia in testa controllava minuziosamente la boscaglia prima di addentrarvi, mentre le Amazzoni in coda si arrestavano sulla sommità di ogni pendio per scrutare la foresta appena lasciata alle spalle, sperando che il nemico fosse ancora lontano.

- Ci siamo, - bisbigliò una delle vedette, raggiungendo Daylar che cavalcava al fianco di Nimira - i Brauni sono a quattro ore di marcia da noi e procedono speditamente nella nostra direzione. Se continuiamo di questo passo, domani ci saranno addosso prima che faccia buio!

- Dobbiamo ritardare la loro avanzata, - esclamò l'Imperatrice - è quello il momento in cui entreremo nelle paludi di Kaneva!

- Se mettiamo la servitù sui cavalli di una parte della Amazzoni, - intervenne Daylar - avremo la possibilità di spostarci più rapidamente... ma questo significa sacrificare delle valorose combattenti in uno scontro senza speranza.

- Non intendo abbandonare nessuno, - spiegò Nimira - e tantomeno sacrificare inutilmente la vita di chi combatte da sempre al mio fianco... quel che voglio è rallentare la loro avanzata con l'inganno o con l'astuzia.

- Il tempo che perderemmo a preparare una trappola è lo stesso che ci separa dagli inseguitori, se vogliamo provare a fermarli dobbiamo mettere in conto un alto numero di perdite, l'alternativa è... separarci dalla servitù.

- ...ed abbandonare donne e bambini? - reagì con veemenza l'Imperatrice - E questo che intendi dire?

- Resto con loro, - rispose Daylar - e sono pronta a sacrificarmi se questo può servire a salvare la vostra vita, mia Signora... le battaglie si combattano anche proteggendo l'ideale per cui si è vissuti, e molte di noi non avrebbero più motivo di respirare senza la vostra presenza.

- Mi hai convinta, ma affronteremo insieme i Brauni e le loro bestie immonde, così da concedere il tempo necessario alla servitù per raggiungere Kaneva, nemmeno io potrei vivere senza vedervi intorno!

Non ci fu modo di farla recedere, diede disposizioni affinché due dozzine delle Amazzoni più giovani ci accompagnassero nella fuga e si mise alla testa delle altre per preparare l'attacco.

- La sorpresa! - disse - E quale comportamento più illogico del nostro può sperare di sorprendere gli inseguitori... dobbiamo sconvolgere le regole del gioco per riaprire la partita.

Venne da me a salutarmi, era la prima volta dopo tanti giorni che ritrovavo i suoi occhi accesi di entusiasmo. - Fai spargere sul sentiero un barile di pepe, - furono le sole parole che riuscii a dirle - fermeranno il fiuto degli Sciaves e vi daranno un ulteriore vantaggio nell'imboscata.

- Non mi acquatterò tra i rovi ad aspettare che arrivino a tiro, - sorrise - piomberemo sulla loro avanguardia al galoppo, con le lance sguainate, e li trascineremo lontano dai vostri passi. Se è me che vogliono, dovranno sudare sangue e dolore!

Mi salutò come si saluta un sarto o un panettiere che si incontrerà di nuovo all'indomani, nemmeno si voltò un'ultima volta per mostrarmi il suo volto, chiamò a raccolta le Amazzoni e sparì tra le immense sequoie della foresta silenziosa

Perché il suo assurdo piano avesse qualche speranza di riuscita, doveva lasciar passare le vedette nemiche affinché non potessero avvertire il grosso delle forze, per poi attaccare l'avanguardia dei Brauni senza che gli arcieri fossero in posizione. Per convenzione, questi ultimi procedevano in coda, lasciando la testa dell'esercito in movimento ai cavalleggeri, più adatti ai rapidi spostamenti lungo la linea del fronte. Nel mezzo viaggiavano gli alabardieri, la vera forza bruta dei Brauni, costituiti dai combattenti più robusti con armamento pesante.

Il punto prescelto era lo stretto costone che dava accesso alla valle. In quel punto il sentiero era largo quando una decina di cavalli appaiati, col lato di ponente rivolto verso la roccia e quello opposto che si apriva nel vuoto.

- Incocceremo contro la prima linea nell'unico tratto rettilineo, - spiegò Nimira, mimando l'azione con le dita nella polvere - questo porterà lo scompiglio necessario a sconvolgere il loro assetto e creerà un intoppo insormontabile. In quell'imbuto, una centina di Amazzoni può tener testa ad un intero esercito, specialmente se è appena stato investito dalla cavalleria. Fisseremo le lance ai bordi delle selle della nostra prima linea, una per parte, e punteremo la spada in avanti. Un riccio di castagna sotto la coda darà un'ulteriore spinta all'impeto dei nostri destrieri. Quel che accadrà poi... è solo un dettaglio.

- Se i loro cavalli non indietreggeranno, si creerà un muro invalicabile, - affermò Daylar - e questo potrebbe dare il tempo agli arcieri di risalire la costa. In tal caso diventeremmo un facile bersaglio!

- E se invece volteranno il muso, - sorrise l'Imperatrice - faranno loro stessi una strage, calpestandoli insieme agli alabardieri! Sarò io a guidare la prima carica!

Nessuno ebbe il coraggio di ribattere.

Il passaggio delle vedette segnò l'inizio dei combattimenti.

Furono lasciati sfilare nei tre gruppi che componevano la battitura del sentiero. Il pepe fece rapidamente il suo effetto sugli Sciaves da ricerca, ma il loro starnutire nervoso insospettì gli esploratori nemici.

Fu il sibilo dei dardi a riportare il silenzio nel bosco, ma quel "non rumore" echeggiava dentro al petto con lo stesso tremore di un tamburo. - E' il momento! - disse l'Imperatrice, stringendo i lacci del corpetto di cuoio, passò il filo della lama sul bronzo dello scudo e chiamò accanto a sé Daylar. - Ti affido la Guardia Imperiale in mia assenza, quando sentirai echeggiare il segnale convenuto, partirai col secondo attacco.

- Chiedo venia... mia Signora, - sospirò l'Amazzone, estraendo con rapidità il pugnale e puntandoglielo alla gola - so che sarò punita per questo tradimento, ma non ho altra scelta.

Prima che Nimira potesse rispondere, fu colpita alla nuca con violenza e cadde riversa tra i cespugli di more. - Chiedo perdono agli Dei per ciò che sto per fare, - continuò Daylar, mentre la legavano a corda doppia - imbavagliatela affinché dalle sue labbra non esca nemmeno un fil di voce!

Immediatamente, senza che risuonasse un solo ordine, La Guardia Imperiale si divise in due gruppi. Il più numeroso si diresse verso nord, portandosi appresso l'Imperatrice, imprigionata sul suo cavallo, mentre Daylar e le quarantanove prescelte partirono al galoppo in direzione del nemico.

- La morte è l'annullamento del proprio ideale, - gridò - moriremo per Arcano per vivere in eterno!

Pochi secondi, con la polvere che si confondeva tra le nuvole basse della valle... sbucarono all'improvviso sul corto rettifilo che scendeva lungo il costone, e gli zoccoli batterono tanti colpi picchiati sul portone del Tempio, dove le Sacerdotesse riunite in preghiera osannavano il coraggio degli eroi.

Nulla poterono i cavalleggeri Brauni dell'avanguardia, sorpresi come tanti birilli inerti sul percorso di una gigantesca valanga. I loro cavalli si voltarono ancor prima di capire cosa stesse realmente accadendo, imbizzarriti dal nervosismo improvviso che tutto colse... che tutto confuse. Uno dopo l'altro s'inarcarono prima di cadere... uno dopo l'altro divennero carne da macello. A nulla servì sciogliere le redini nella speranza di redimerli, mille uomini si ritrovarono schiacciati tra la parete di roccia ed il vuoto del dirupo.

Quarantanove Amazzoni ed una Kopler fermarono due intere Brigate Brauni dal tramonto all'alba nella battaglia a cui fu dato il nome di "Martirio" e l'ultima a cadere fu l'eroica Daylar a cui fu negato l'onore della morte in battaglia.

- Ascoltami bene, - gli gridò il faccia Swam, il comandante nemico a cui aveva mozzato una mano - morirai mille volte perché una sola non potrebbe darti abbastanza dolore... e non saprai mai quando sarà il momento della fine!

Fu inchiodata nuda su un tronco d'acero nodoso e issata sopra il carro dei rifornimenti: - Che sia ben visibile da lontano, - ordinò il suo crudele carceriere - voglio che la sua amata Imperatrice sappia quale fine le aspetta entrambe!

All'imbrunire del giorno successivo, una freccia dalle piume bianche la colpì in pieno cuore, concedendogli la quiete che andava cercando. Per vendicare l'affronto, Swam fece tagliare la gola alla sentinella di guardia e diede entrambi in pasto agli Sciaves affamati.

La rabbia di Nimira era così grande che non mi rivolse più la parola dopo aver minacciato di esiliarmi se mai fossimo usciti vivi da quella palude. Non provai nemmeno a negare il mio coinvolgimento in quello che lei continuava a chiamare "ignobile tradimento", sapevo di aver fatto ciò che era giusto ed anche che non avrei mai accettato una punizione per averla salvata.

Ricordo quei giorni come i più orribili della mia vita. Non ho mai sopportato di sentirmi addosso quella coltre pastosa che s'insinua in ogni poro, raggelando i pensieri. Sono nato in una terra dove il sole è padrone assoluto dell'orizzonte e in quella maledetta palude non riuscivo neppure a scorgerlo tra le fronde. Eravamo scampati ai Brauni, in netta difficoltà nel muoversi in quel labirinto fangoso, ed uno ad uno cadevano sistematicamente nelle imboscate della Guardia Imperiale che aveva fatto della guerriglia un'arma vincente e insidiosa.

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Abel Wakaam